Vai al contenuto

Interno 

Severo ed imponente. La parte anteriore del sec XII è a tre navate divise da colonne e da pilastri con archi a pieno centro di stile romanico, e termina con il grande tributo ottagonale, che poggia su quattro poderose arcate e su raccordi angolari a forme di cuffia. Da qui ove termina la Chiesa di Guido II, si passa, attraverso alcuni scalini, nel prolungamento trecentesco del Vescovo Niccolò degli Arcioni, di grandioso effetto per le snelle arcate gotiche poggianti su altissimi pilastri rotondi e ottagonali. Altra caratteristica: le due parti – il prolungamento trecentesco e l’antica chiesa – non sono in asse fra loro. Il soffitto è in legno, a travature decorate con antichi motivi ritrovati nella demolizione di quello preesistente. In questo interno si possono notare: sopra il portale centrale il busto in bronzo del Vescovo Micozzi. (opera di Ulderico Conti) il cui stemma sormonta l’arco trionfale della navata mediana; le stazioni della Via Crucis, bassorilievi dello stesso Ulderico Conti; contro i due primi pilastri due acquasantiere, composte da sculture medioevali; nel transetto destro, con volta a crociera, una bella edicola in marmo di Antonio da Lodi (1493) con ai lati due confessionali in legno di stile rococò; nell’abside arcionano a destra si apre una cappella con altare in marmo (Mons. Pirelli, 1786), nelle pareti in alto, avanzi di affreschi del ‘400, ed ai lati coro ligneo barocco. ; a sinistra, per un magnifico portale in pietra scolpita del sec. XV, si entra nella sagrestia con suppellettili (anni 80 sec. XVI) ed altare ligneo (anni 20.sec. XVII) opera dell’artigiano locale; sull’altare vi sono tele, opera (1623) del pittore polacco naturalizzato teramano, Sebastiano Majewschi che rappresentano S. Berardo che benedice il popolo ed alcuni miracoli operati dallo stesso Santo Protettore; alla parete, tra le altre, una grande tela del teramano Giuseppe Bonolis (1800-1860) “La liberazione di Teramo” per intercessione dello stesso Santo Protettore.  

Nel transetto sinistro, divisa da una cancellata, si apre la cappella di S. Berardo aggiunta nella seconda metà del secolo XVIII (1750-1770), di architettura barocca, nel cui ricco altare in marmo (sec. XVIII) è contenuta l’urna con le ossa del santo; sula destra in alto, una scultura in legno dipinto – Madonna in trono con Bambino – del sec XIII. Vi sono inoltre sotto i pilastri del tiburio il pulpito ed il candelabro per il cero pasquale in pietra, ricostruiti con frammenti medioevali e nella navata laterale sinistra, un grande crocifisso ligneo trecentesco.  

La cattedrale è dotata di suppellettili sacre che sono state lasciate dai Vescovi nel corso dei secoli; tra esse vanno segnalati il busto (rifacimento sec. XV – 1482) ed il braccio (rifacimento sec. XVII) con reliquia, in argento, del patrono S. Berardo. che fu Vescovo di Teramo dal 1116 al 1122. 

Da ultimo, ma non ultime, le due gemme della Cattedrale: 

  1. Il Paliotto d’Argento 

Sotto l’altare maggiore, capolavoro di Nicola di Guardiagrele, eseguito tra il 1433 ed il 1448 su ordinazione di Giosia d’Acquaviva, restaurato nel 1734 e in qualche parte mutilo, misura mt. 2,50 x 1,25; lavorato a bulino e smalto, rappresenta l’opera più nobile dell’oreficeria abruzzese ed è diviso in 34 formelle quadrate più una centrale – la più grande, rettangolare: il Redentore Benedicente – con figure e scene che rappresentano i fatti salienti della vita di Gesù, con l’aggiunta – ultima formelle in basso a destra – della rappresentazione di S. Francesco che riceve le stimmate. Il tutto completato da 22 quadretti a smalto (Apostoli, profeti, Madonna, Gesù col Globo, il Battista) e, intorno alle cornici, 26 triangoli pure a smalto. Notevoli sono alcune formelle – nella prima fila: Annunciazione (1), Presepio (2: i costumi dei pastori abruzzesi del tempo), S. Giovanni Evangelista (4); nella seconda fila: Gesù tentato (1), S. Matteo (4); III fila: flagellazione (“), Gesù davanti a Pilato (3), S. Luca (4); IV fila deposizione della croce (1, con firma e data 1448), S. Marco (4), S. Francesco stimmatizzato (10:forse con autoritratto autore in abito francescano) – per i movimenti plastici e l’arte con cui sono stati realizzati e dai quali traspare evidente l’influsso esercitato sull’autore dall’arte di Lorenzo Ghiberti. 

  1. Polittico di Iacobello del fiore 

Sull’altare della cappella di S. Berardo. Fu eseguito nella prima metà del sec. XV e può dirsi il capolavoro del pittore veneziano. Nel mezzo l’incoronazione della Vergine e sotto, rappresenta schematicamente, la città di Teramo chiusa dalle mura e dalle torri merlate, fiancheggiata da oranti tra i quali sono stati individuati l’autoritratto dello stesso Iacobello – che firma l’opera – il ritratto di Nicola da Guardiagrele ancora una volta in saio francescano. Ai lati 6 Santi a figura intera ed altri 6 a mezza figura, con ricchissima cornice gotica intagliata e dorata, con pinnacoli e cuspidi fiorite e terminanti con busti di profeti; in mezzo baldacchino con Annunciazione e mezza figura di Cristo.